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BRUCE CHATWIN- UTZ

Letto a febbraio 2025

La trama (da sito di Adelphi)

Kaspar Utz, il protagonista di questo romanzo, è un grande collezionista di porcellane di Meissen che le tempeste della storia hanno condotto a vivere a Praga con i suoi fragili tesori, sotto gli occhi malevoli di uno Stato poliziesco. Ma Utz è un uomo beffardo, un trickster, come certe figurine della commedia dell’arte che adornano la sua collezione. Simile all’imperatore Rodolfo II, saturnina ombra che aleggia sulla città, Utz sa che un collezionista è un teologo in incognito – e per lo più un eretico. Il suo rapporto con gli Arlecchini e le Colombine di Meissen ha qualcosa di idolatrico. Né gli è lontano il sentimento del rabbino Loew verso il Golem. Ma ora la sua vita deve custodire tutto questo, come il più pericoloso dei segreti, dietro una superficie di anonimo squallore. Ciò che conta è condurre la guerra contro il nemico che lo accerchia, contro il «rumore di fondo» della storia, che vorrebbe inghiottire per sempre quelle figurine di una sostanza non intaccabile dal tempo. Così la vita solitaria e maniacale di Utz diventerà una partita contro quel nemico, la cui posta è la collezione stessa, un esercito muto di esseri che va sottratto ai brutali polpastrelli di ogni autorità. Questo romanzo è un’indagine appassionante su quella partita, di cui non sarebbe gentile svelare la stupefacente conclusione. Pubblicato da Chatwin nell’autunno del 1988, poco prima della sua morte, questo libro è stato accolto con ammirazione, come «una gemma squisita, compatta, luccicante, riccamente sfaccettata».

L’autore (dal sito di IBS)

Scrittore e viaggiatore britannico, Bruce Chatwin è diventato celebre per i suoi racconti di viaggio. Dopo aver compiuto gli studi presso il Marlborough College, nello Wiltshire, inizia a lavorare presso la prestigiosa casa d’aste londinese Sotheby’s, diventando in poco tempo uno dei più competenti esperti di arte impressionista. A ventisei anni abbandona il lavoro e s’iscrive all’università di Edimburgo per approfondire la sua passione per l’archeologia. Dopo gli studi inizia a viaggiare per lavoro: prima in Afghanistan, poi in Africa, dove sviluppa un forte interesse per i nomadi e il loro distacco dai possedimenti personali.
Nel 1973 viene assunto dal «Sunday Times Magazine» come consulente per temi di arte e architettura. Questo nuovo impiego gli permette di continuare a viaggiare e a lavorare come inviato dall’estero.
Dopo aver vissuto sei mesi in Patagonia scrive il libro che consacra la sua fama di scrittore di viaggi, In Patagonia (1977).
Verso la fine degli anni Ottanta Chatwin si ammala di AIDS, nascondendolo fino alla fine. Passa gli ultimi giorni della sua vita, con la moglie, nel sud della Francia, morendo a quarantotto anni.

Il nostro verdetto

Il parere unanime è stato che Lino Guanciale nella lettura dell’audiolibro ha quasi lo stesso fascino di quando recita (se vi interessa, lo trovate su Radioplay).

Il secondo è che i finali aperti non piacciono a tutti.

In mezzo c’è il paradiso dei collezionisti. E, prima ancora, l’analisi di una patologia non così rara come si può pensare: la psicopatologia del collezionismo. 

Se siete accumulatori seriali (di libri, figurine e/o soprammobili) non mancherete di riconoscervi.

Fin dalle prime pagine, Utz si dichiara nemico giurato del museo (“dovrebbero essere saccheggiati ogni cinquant’anni e le loro collezioni dovrebbero tornare in circolazione”) e migliore amico invece di tutte quelle catastrofi naturali o meno che offrono opportunità eccellenti ai cercatori d’arte, tra tutto ciò che si vende e si abbandona nell’emergenza della fuga.

Eppure, visto da vicino il nostro Utz con le sue porcellane è un piccolo eroe: un baluardo della resistenza, uno che issato la bandiera della Bellezza nella Praga sovietica. Il mondo ci è ostile, la purezza dell’arte è un bene precario, ma noi, ultimi fautori del Bello, resistiamo.

Il libro è brevissimo: la prosa ironica e distaccata, con quella malinconia di fondo che ce lo ha fatto apprezzare ancora di più. 

In 120 pagine passiamo da varie considerazioni sul valore politico di una collezione privata al discettare sull’anarchia delle mosche, fino al racconto di golem e di una Praga magica, per finire con l’acquolina in bocca quando la digressione riguarda Meissen, la prima fabbrica di porcellana in Europa, e la descrizione di tutti quei minuscoli soggetti profluvio di barocco e roccocò, testimoni di un mondo e di un sentire antico.

Aneddoti per noi ancora più appetitosi, perché il mese successivo ci sarebbe stata la visita a Capodimonte (Napoli) e, come si sa, le ceramiche di Capodimonte sono le nipotine dirette di Meissen, dato che Maria Amalia, prima regina Borbone di Napoli era la nipote di Federico Augusto.

Webinarte e i suoi fil rouge.

Gabriella d’Ippolito

Utz

Bruce Chatwin

Traduzione di Dario Mazzone

Adelphi, 1989

129 pag.

ISBN 9788845907241