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RACHELE FERRARIO – LA CONTESA SU PICASSO

A Maggio, abbiamo letto insieme…

La trama (dal sito de La Nave di Teseo)

È il 1953. Dopo una guerra devastante di cui si vedono ancora gli strascichi, per la prima volta due donne – Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli – sono alla guida dei musei più importanti d’Italia: la Pinacoteca di Brera a Milano e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma. Il loro obiettivo comune è tornare a parlare di bellezza e riportare la gente nei musei. Picasso è l’artista giusto per farlo, dopo essere diventato il simbolo dell’arte civile del Novecento e averne trasfigurato tutto l’orrore in Guernica.

La contesa tra Wittgens e Bucarelli, attorno a Picasso ma non solo, è intellettuale, filosofica, artistica. La loro capacità di trattare con il potere e di affrancarsene al momento giusto, quando l’incombere del fascismo le pone di fronte all’imperativo etico di salvare vite umane e di difendere il patrimonio artistico, le rende protagoniste di una stagione funestata dai venti ostili della politica ma carica di ideali. Wittgens e Bucarelli si osservano da vicino e articolano la loro visione del mondo e il rapporto con nemici e alleati in una grande “assonanza silenziosa”.

Il racconto di Rachele Ferrario non romanza la loro vita perché è la loro vita a spingere costantemente verso il romanzo: c’è qualcosa di essenziale in queste pagine, un’eredità tangibile in cui una donna ha affrontato il carcere e l’altra l’ha rischiato, accettando il pericolo di sparire per sempre pur di difendere un’idea di progresso.


L’autrice (dal sito de La Nave di Teseo)

Rachele Ferrario insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, scrive, cura mostre e archivi d’arte. Esordisce nel 2005 con Lo scrittore che dipinse l’atomo. Vita di René Paresce da Palermo a Parigi. Ha pubblicato Regina di Quadri (2010 e 2018), la prima biografia su Palma Bucarelli, Margherita Sarfatti (2015 e 2018), Le Signore dell’Arte – Carol Rama, Carla Accardi, Giosetta Fioroni e Marisa Merz (2012). È autrice della biografia di Umberto Boccioni (2022) e di Les Italiens. Sette artisti alla conquista di Parigi (2017). Ha condotto il programma su Rai Storia Il segno delle donne, docufiction di interviste a sei grandi donne del Novecento, interpretate da sei grandi attrici (2020). Collabora con “Il Corriere della Sera”.


Il nostro verdetto

Citando Chiara, il palato più difficile del Book Club, “ecco, lo sapevo che stasera avremmo finito presto: questo libro è piaciuto a tutti!“. Fatto più unico che raro, sia messo a verbale, visto che solitamente le nostre discussioni ci vedono l’un contro l’altro armati: ma quando ci si trova di fronte ad un saggio che “si legge come un romanzo” e che “avvince e istruisce, nello stesso tempo”, ecco che la contesa resta confinata al titolo. E allora che altro aggiungere, all’efficacia di queste sintesi?

Senza dubbio, la scelta della mostra su Picasso come teatro di confronto fra due personalità così diverse come quella di Fernanda Wittgens e Palma Bucarelli è stata un’intuizione vincente: non solo perché ha permesso di delineare le biografie e i caratteri di due fra le principali protagoniste della storia d’Italia fra le due guerre, ma anche e soprattutto per riaccendere i riflettori su queste figure eccellenti che, pur percorrendo sentieri diversi, riuscirono a raggiungere lo stesso traguardo. Che non è, sia chiaro, la conquista di una posizione apicale all’interno delle istituzioni museali: entrambe furono delle pioniere, entrambe dovettero combattere contro pregiudizi, stereotipi, difficoltà di ogni tipo che si opposero alla loro carriera. Ma quello che più conta è che questo ruolo servì ad ambedue per difendere prima e diffondere poi quella cultura, esposta prima al rischio di distruzione e poi a quello di essere lasciata ai margini, nella lista delle priorità della ricostruzione post bellica. “Aggiudicarsi” la mostra su Picasso, portare Guernica in Italia, andò ben oltre il Palmares dei rispettivi musei: tanto Fernanda quanto Palma furono immediatamente consapevoli dell’enorme portata del messaggio dell’artista e della sua opera più popolare, divenuta simbolo universale del ripudio della guerra e fu per questo che, dopo aver combattuto per decenni sugli stessi fronti (l’antifascismo, il femminismo, la centralità della cultura nella formazione dell’identità di un popolo), si trovarono per una volta antagoniste.

Per sapere come andrà a finire, non vi resta che procurarvi il libro, fresco vincitore del Premio Lesa per la saggistica femminile.